NOME BOTANICO: Melissa officinalis L.
FAMIGLIA: Lamiacee
CENNI BOTANICI
La Melissa, è una pianta erbacea perenne alta da 50 a 90 cm, con fusti eretti, ramificati e di forma quadrangolare. Le foglie sono opposte e picciolate, di forma ovale ma a volte cuoriformi e ricche di peli secretori. I fiori sono raccolti in verticilli e portati all’ascella delle foglie. Il calice è campanulato con labbro superiore a tre denti e inferiore a due. La corolla va da un colore giallastro ad un bianco maculato di rosa. L’aroma di Melissa è molto simile a quello del limone.
DISTRIBUZIONE E HABITAT
Vegeta spontanea in Asia ed Europa meridionale. Predilige terreni freschi e piuttosto fertili. Non gradisce la piena esposizione al sole. Fiorisce dall’inizio dell’estate fino ad agosto.
PRINCIPI ATTIVI
Gli estratti di questa pianta contengono triterpeni, acido caffeico, acido rosmarinico e vari flavonoidi come la luteolina, quercetina, apigenina, chemferolo. L’olio essenziale contiene citrale, citronellale e cariofillene.
PROPRIETÀ
Aromatiche, digestive, coleretiche, antispasmodiche, emmenogoghe, sedative, antisettiche, antivirali, carminative, diaforetiche, febbrifughe, toniche. La medicina popolare la utilizzava come digestivo, sedativo, nel trattamento di febbre e raffreddori, ipertiroidismo, depressione, insonnia e lieve mal di testa, per decongestionare e purificare la pelle, per curare l’herpes, piaghe e punture di insetti. In erboristeria viene utilizzata la tintura madre ottenuta per macerazione a freddo in solvente idroalcolico, nel trattamento delle patologie digestive e nelle turbe di origine nervosa, insonnia, depressione, contro le palpitazioni di origine nervosa.
IMPIEGHI
La Melissa viene utilizzata come componente di fragranza in cosmetici e profumi. Viene anche utilizzata in ambito alimentare per la preparazione di bevande alcooliche ed analcooliche.
CURIOSITÀ
Questa pianta era ritenuta dai Greci sacra ad Artemide.
Nell’antichità il medico e alchimista svizzero Paracelso chiamava questa pianta “elisir di lunga vita”, e le attribuiva il potere di far guarire anche il malato più grave.
Nei secoli scorsi i Monaci Certosini utilizzavano questa pianta per preparare un distillato chiamato acqua antisterica.